venerdì 31 luglio 2015

Danimarca, stop carni kosher, vietata la macellazione di animali coscienti

La carne kosher e halāl? In Danimarca consumarla ormai è impossibile. Come riporta il Time ad impedirlo è arrivata un’estensione del divieto già operante da circa un anno e che d’ora in poi riguarderà anche quegli esercizi prima riconosciuti dallecomunità religiose (ebraiche e musulmane) come “ufficiali” e quindi all’epoca esclusi dal divieto.
Per macellazione kosher si intende senza preventivo stordimento dell’animale analogamente a quanto previsto dalla legge islamica quando parla di cibo halāl, ovvero “lecito”. La morte cosciente dell’animale è in realtà già vietata dal 1 gennaio del 2013 nell’Unione Europea (grazie al G.U.  n. 303 del 18/11/2009), ma i Paesi membri finora o l’hanno solo parzialmente recepita o l’hanno totalmente ignorata.
Battersi contro la macellazione kosher come pretesto per nascondere antisemitismo? In Danimarca la battaglia di vegani, vegetariani ed animalisti contro la macellazione di animali coscienti  della carne dura ormai da parecchi anni e sembra aver trovato nell’attuale governo socialdemocratico di  Thorning-Schmidt un valido alleato. “I diritti degli animali vengono prima dei precetti religiosi” dichiarò il Ministro dell’agricolutura e dell’alimentazione Dan Jørgensen alla seconda rete pubblica danese a febbraio 2014 attirandosi la forte critica di Israele, da tempo attento alla vita degli ebrei in Danimarca.
Parallelamente alla legge sul divieto nel Paese negli ultimi anni sono infatti anche aumentati gli episodi di antisemitismo. L’ultimo, in ordine cronologico, riguarda una drogheria del centro di Copenhagen. Al suo esterno lo scorso lunedì 27 luglio è stata ritrovata una sospetta valigia abbandonata. Nessun ordigno al suo interno, ma l’atto va comunque inteso come intimidatorio, soprattutto se collegato ad un altro attacco subito dallo stesso negozio lo scorso aprile, quando la sua vetrina è stata vittima di sassate e scritte razziste.
Se è vero che far rientrare in questa casistica  l’attacco alla sinagoga di Copenhagen dello scorso febbraio sarebbe una forzatura (è stato un atto terroristico mosso da fondamentalisti islamici, di certo non emblemi della società danese contemporanea),  è indubbio che inviti come quelli del 2012 fatti dal giornale danese Jyllands-Posten ad indossare la kippah solo una volta entrati in sinagoga per evitare ritorsioni sono termometro di una paura ormai scesa per strada e nel quotidiano.
Se è questo il contesto  diventa quantomeno comprensibile perché i rabbini danesi vedano ora nel divieto della macellazione kosher l’ennesimo attacco alla propria comunità senza rendersi conto che si tratta di storie e percorsi separati. Data la normativa UE riuscire a mantenere staccati i discorsi, diritti degli animali e diritti di ebrei (e musulmani), sarà prima di tutto una sfida culturale non solo danese, ma europea.